Hado
I contenuti di questo articolo sono stati pubblicati sul n. 412 della rivista AUDIOreview.
L’altoparlante utilizzato, il Dayton Audio RS100-4, era già stato brevemente introdotto nell’articolo dedicato al dimensionamento della linea di trasmissione. Si tratta di un 4 pollici a larga banda con cono rigido d’alluminio e bobina mobile da 25 mm a lunga escursione. La risposta in frequenza dichiarata (80-20000 Hz) ne consente l’utilizzo per un progetto monovia. Il cono anodizzato nero, il rifasatore centrale di alluminio pieno e il cestello pressofuso a 6 fori rendono l’estetica di questo componente moderna e accattivante. Nonostante appartenga alla serie Reference del marchio americano, il prezzo è piuttosto invitante: una quarantina di euro per il singolo driver.
Il mobile è stato realizzato in MDF da 16 mm di spessore. Per chi non lo sapesse la sigla sta per Medium Density Fiberboard: un agglomerato di fibre di legno pressate che viene spesso utilizzato per la costruzione di casse acustiche grazie alle ottime caratteristiche di stabilità dimensionale e composizione omogenea. La superficie liscia e l’assenza di venature lo rendono particolarmente adatto alla laccatura, che è proprio la finitura che ho scelto per i monitor. Un’altra interessante proprietà di questo materiale è la facilità di lavorazione e questo è ancor più vero in caso di fresatura, sia manuale che con macchina a controllo numerico.
Ho realizzato tutti i tagli e le fresature con un elettro-utensile Kress da 1050 watt montato su un pantografo CNC che, pur essendo di tipo hobbistico, vanta una robusta struttura in alluminio anodizzato e guide a ricircolo di sfere sui tre assi. Il piano di lavoro di 400 x 620 mm è abbastanza limitato, ma mi ha comunque consentito di lavorare più pannelli contemporaneamente (Foto 1).
Come si può vedere dalla Foto 2 i pannelli laterali costituiscono per intero i lati del diffusore e contengono le fresature (profonde 6 mm) atte ad accogliere tutti gli altri pannelli. I piani di costruzione che propongo in questo articolo (Fig. 1) sono leggermente semplificati in modo che possano essere realizzati a partire dal servizio di taglio legno offerto da praticamente tutti i negozi dedicati al fai da te. In questo caso i pannelli a “dimensione intera” sono il fronte e il retro. I pannelli interni, non essendo presenti le fresature, dovranno avere larghezza 110 mm.
Le uniche fasi difficoltose per l’hobbista potrebbero essere rappresentate dalle inevitabili forature per l’altoparlante (ed eventuali fresature per montaggio a filo) e per l’apertura. Esistono molti tutorial in rete per realizzare queste lavorazioni con elettrofresatrice manuale. Per l’altoparlante potrebbe essere sufficiente una guida a compasso, mentre per l’apertura suggerisco la costruzione di una dima e l’utilizzo di una fresa con cuscinetto di guida.
Ho incollato i pannelli con abbondante colla vinilica seguendo una regola appresa molto tempo fa da un amico falegname: la colla che tiene è quella che fuoriesce. Questo non significa sbrodolare colla per tutto il laboratorio; con un po’ di esperienza si riesce a far debordare il minimo indispensabile, magari applicando la colla con un pennello. La colla in eccesso va prontamente rimossa con uno straccetto. E’ indispensabile avere a disposizione un buon numero di morsetti delle giuste dimensioni e alcuni pezzi di legno (anche scarti di lavorazione) da interporre tra il morsetto e i pannelli.
In Foto 3 è possibile vedere una prova di assemblaggio dei vari pannelli; notare le fresature anche sui pannelli superiore, frontale e posteriore. Consiglio di svolgere l’operazione in due fasi, incollando prima i pannelli interni, superiore e inferiore e i laterali e, in un secondo momento, i pannelli frontale e posteriore. In questo modo si ha il tempo di disporre con calma il fonoassorbente, come indicato in Figura 2, all’interno del box.
Anche se con una sequenza leggermente diversa anch’io ho eseguito l’incollaggio in due tempi (Foto 4). Ogni fase di incollaggio richiede almeno 24 ore per l’asciugatura. Per non introdurre perdite nella TL e dato il tragitto molto breve non ho praticato fori per far passare il cavo d collegamento. Sebbene le aperture per l’altoparlante e la morsettiera siano abbastanza grandi sarebbe preferibile inserire il cavo (2 x 2.5 mm) prima di chiudere completamente il mobile.
Se si intende impiallacciare la cassa non servono particolari operazioni di finitura, ma solo una buona carteggiatura per eliminare eventuali gradini nella giunzione dei pannelli. Se invece si vuole procedere con l’arrotondamento degli spigoli (Foto 5 e 6), e con la laccatura, occorre munirsi di una levigatrice orbitale, un buon barattolo di stucco francese e carta vetrata fine.
Prima di iniziare le lavorazioni ho preparato dei tappi di cartone per evitare che polvere e vernice sporcassero il materiale già posizionato all’interno della cassa. Ho dapprima fresato tutti gli spigoli con fresa a raggio concavo da 6.35 mm e cuscinetto sopra il tagliente e ho successivamente eseguito un’ulteriore fresatura sugli spigoli dei pannelli laterali (escluso quello sul fondo) con fresa a 45° da 45 mm anch’essa con cuscinetto sopra il tagliente. Sul pannello frontale ho fatto partire la fresatura immediatamente sopra l’apertura. Il risultato è quello di Foto 7.
Queste ultime due operazioni sono state eseguite con fresatrice toupie. In Foto 8 è possibile vedere le principali frese utilizzate; la fresa a raggio concavo è montata sull’albero della toupie.
Per le fasi finali della finitura, che richiede diverse mani di fondo e vernice, entrambi a base poliuretanica, mi sono rivolto a un laccatore professionista.
L’altoparlante e la piastra porta morsetti sono fissati con viti M4, con testa a brugola, avvitate su madreviti inserite nel legno dall’interno (Foto 9). I fori per le madreviti, che non ho quotato poiché potrebbero differire in base alla tipologia utilizzata, sono da 6,5 mm. Io preferisco quelle con testa piatta e inserto a esagono, che ho acquistato da un ferramenta on-line.
Gli accessori utilizzati sono Dayton Audio e di seguito riporto i codici:
Piastra porta morsetti nera: SBPP-BK
Morsetti serie premium: BPP-G
Set 4 punte nere: DSS2-BK
Le misure dell’altoparlante sono visibili in Figura 3 mentre per la piastra portamorsetti, qualora si volesse eseguire la fresatura per metterla a filo del pannello, consiglio di riferirsi a quanto indicato nei piani (il disegno tecnico scaricabile dal sito del produttore riporta un raggio di curvatura errato). I fori per le madreviti delle punte sono da 5/16 di pollice, ma una punta da 8 mm va più che bene. Per motivi di stabilità ho utilizzato solo 3 punte per cassa e ho eseguito i fori a 2 cm dal bordo (Foto 10). Questi ultimi, coinvolgendo anche i pannelli frontale e posteriore, vanno eseguiti a incollaggio ultimato.
Il materiale utilizzato per smorzare la linea è poliuretano espanso bugnato a celle aperte, comunemente chiamato foam, dello spessore di 30 mm. L’ho acquistato da un rivenditore locale, ma è facilmente reperibile online. Ho provato diverse colle e constatato che una semplice colla vinilica fornisce un risultato di tenuta eccellente senza minimamente intaccare il materiale. Se avete a disposizione una graffettatrice potete utilizzarla per mantenere il materiale in posizione nei punti dove tende a sollevarsi. Per evitare questo inconveniente ho tagliato il foam con una sega a nastro e ho lasciato la larghezza leggermente abbondante in modo che il materiale rimanesse “incastrato” tra i pannelli laterali facilitando di molto la fase di incollaggio.
Per motivi estetici ho “chiuso” la parte terminale del condotto con un rettangolino di poliuretano reticolato a pori calibrati di 1 cm di spessore. Si tratta di un materiale con bassissima resistenza di flusso comunemente utilizzato per filtraggio aria e che, se necessario, può essere lavato con acqua e sapone. Avevo predisposto una scanalatura per posizionare questo materiale 1 cm all’interno del pannello frontale (Foto 11), ma per coprire un difetto nella laccatura ho dovuto posizionarlo praticamente a filo (Foto 12).
L'ascolto
Ho posizionato i diffusori agli estremi di un solido mobile porta TV di 1,5 m di larghezza. Prendo in prestito dalla camera dei bambini una comoda poltroncina e mi siedo a poco meno di due metri di distanza con gli altoparlanti all’altezza delle orecchie e orientati verso il punto di ascolto. Le piccole dimensioni dei monitor, e l’ascolto ravvicinato, rendono la collocazione in ambiente molto meno critica rispetto a quella di diffusori di dimensioni importanti. Ho un intero pomeriggio a disposizione e già qualche titolo in mente: inizio con Café blue di Patricia Barber. In Mourning Grace appare subito evidente come i tecnici del suono hanno voluto dipingere la scena sonora, con la batteria molto larga a fare da palcoscenico agli altri strumenti e alla voce suadente e a tratti sibilante della Barber. Nelle minimali Inch worm e Ode to Billy Joe apprezzo il contrasto tra la naturalezza e il riverbero della voce. Gli schiocchi di dita sono compatti e puliti, proprio davanti al mio naso. Mi godo l’incantevole Too rich for my blood e il coinvolgente assolo di batteria di Nardis senza prendere appunti e passo ad Aman Iman dei Tinariwen. Qui il realismo delle voci, merito soprattutto dell’ottima registrazione, diventa davvero notevole, ma a colpirmi maggiormente sono la stabilità e l’altezza della scena sonora. Nel pizzicato, il registro alto della chitarra acustica appare realistico e completo. Ormai sono nel deserto insieme ai Tuareg (o Imazighen, uomini liberi, come preferiscono essere chiamati) e ascolto tutto il CD. Passo al pianoforte con Solitude di Solal Martial e ancora una volta questi piccoli monitor mi sorprendono per la trasparenza nella gamma centrale. Mi chiedo come se la cavano col sassofono e decido di ascoltare una registrazione della danese SteepleChase che mi piace particolarmente: Trouble in mind di Archie Shepp e Horace Parlan. A un tratto mi ricordo che dovrei valutare questo progetto principalmente per il particolare tipo di caricamento del woofer e per le sue prestazioni in bassa frequenza, ma mi rendo conto che è la gamma medio alta che continua a catturare la mia attenzione. Ho ancora un po’ di tempo e ascolto alcuni brani da una raccolta dei Queen ed in effetti viene fuori un punch deciso e molto ben smorzato, di impostazione decisamente monitor. Certo, niente colpi nello stomaco, ma i bassi sono abbastanza estesi da far sospettare la presenza di un piccolo subwoofer. Sono decisamente soddisfatto di questa seduta di ascolto, per nulla affaticante, e della resa sorprendentemente equilibrata in tutta la gamma di frequenze riproducibili dal piccolo trasduttore; dopotutto si tratta di un componente della serie Reference di Dayton Audio. Ciò che mi ha colpito di più è indubbiamente la scena sonora, ampia, soprattutto nella dimensione verticale, e stabilissima. Immagino che quest’ultima caratteristica sia da attribuire alla sorgente puntiforme che si fa particolarmente apprezzare in campo vicino, dove la distanza tra gli altoparlanti inizia ad essere significativa rispetto alla distanza di ascolto. Mentre rifletto su quanto poco basti per allestire un impianto audio dal suono corretto e piacevole mi ronza in testa una frase di GPM nella prova di ascolto delle Revel Performa F288Be (AUDIOreview n.407): “e se la musica naturale non prevedesse affatto il tweeter?”.
Andrea Rubino